Venerdì scorso 10 febbraio c'è stata un'altra indimenticabile impresa con la luna piena (di freddo).
Alle 19,30 solito puntello in via Bernina, di fronte allo Schenatti. Surf + Paolo di Tirano con Paolo + Stefano di Milano-Brianza (ci tengono) stanno aspettando ed ecco arrivare Luca + Max. Perfetto ritardo! Si parte: tutti a bordo del carro funebre di Poul almeno siamo tutti viscini viscini e riusciamo a scaldarci. Arrivati al Sasso nero, tra mille risate, ecco la macchina del Corlatti con Simone alla guida e Ciumina a lato. Il gruppo è al completo. Giacche e scarponi si allacciano a -17 gradi nel parcheggio. Poul stupisce ancora ed ha portato con sé lo zaino di Garrone con il Tegolino, ma quello che più preoccupa è Stefano che vuole arrivare in cima con le spadrillas e le ciaspole donate da Max.
Nessun problema, si parte.Sul salitone di S. Beppe si comincia a percepire una certa sofferenza, ma fortunatamente Corlatti stacca apposta le pelli dagli sci e così ci riposiamo, fiuuuu. Sistemate con il nastro isolante del Ciumina si riparte per la risalita. Alla seconda salita, quella dei Barchi, il mitico Poul con ai piedi una tavola divisa a metà del peso di 32 chilogrammi netti, donatagli da Surf, inizia a sentire odore di costine e minaccia di abbandonare il gruppo. Poco dopo lo convinciamo a proseguire per spararsi almeno una discesa, lui accetta a stento perché in quel momento avrebbe voluto spararsi e basta. Prima della piana del Penna Bianca e prima che il faro del ristoro interrompa il suo fascio, Poul molla: è cotto, purtroppo non è così semplice senza un minimo di allenamento, così unisce la tavola e scende alla Güsa.
La risalita prosegue. Intanto il Corlatti ha perso completamente una pelle di f-ca. Confermerà poi di averle armeggiate la sera prima ;-) Così è costretto a proseguire stile “punto e virgola” con uno sci ai piedi e l'altro attaccato allo zaino. Intanto sulla piana prima del Passo di Campolungo, Max prende il bob di Stefano, donatogli da Simone, e lo attacca alla vita, o meglio, è talmente corta la corda che è come un portachiavi che sbatte a destra e sinistra, ma la sorpresa arriva proprio da Stefano che non molla e continua a camminare senza paura con ciaspole e spadrillas ai piedi.
Prima dell'ultimo strappo sta per cedere ma la visione dello “stallone” dove secoli fa arrivava la vecchia ovovia lo rincuora e pensa che sia “appena lì”, così riparte. In realtà, però, è una delle costruzioni che si vedono anche dalla luna, come la muraglia cinese, e anche guardandola da Chiesa, sembra “appena lì”. Però non molla. Tre... due... un ultimo sforzo ed eccoci... siamo in cima! Fantastico... freddo.
La visuale è sempre mitica su tutta la valle del Mallero fino a Sondrio ma la cosa inusuale è il freddo. Quelli tra noi che riuscivano ancora a muovere le mascelle hanno mormorato cifre di -12 -15 gradi ma è quasi certo che la Bofrost avrebbe parlato tranquillamente di -20 gradi, senza pensarci due volte. Ad ogni modo, sü giachi e sü giachi, via le pelli dagli sci, per il Corlatti, via la pelle, e poi viiiaaaaa veramente, tutti in discesa spediti. Per fortuna a scaldarci c'erano scene inimmaginabili: il mitico Stefano, con faretto dei cinesi, che scendeva con il bob... grandeee! A vederlo al buio, da lontano, seduto sul bob e solo il faretto visibile, sembrava Grande Puffo ubriaco che scendeva, visto anche il continuo zig zig. Arrivati al Palù, ecco sbucare quella che cercavamo da tempo... non la marmotta ma la LUNA! Rossa, fosca e un po' triste ma cmq ci guardava dall'alto. La discesa è continuata fino alla Güsa dove ad attenderci c'era il mitico Poul. Il resto è stato solo divertimento e fiumi di Genepì fino alle 3 del mattino.
Alla prossima!