lunedì 26 agosto 2013
venerdì 23 agosto 2013
Fatica, catene e relaZ
L’uscita di sabato 7 agosto si è sviluppata su un percorso all’apparenza facile ma che ha riservato delle belle, si fa per dire, sorprese...la sveglia è sempre prima dell’alba con Erick che passa a Tornadù a prendermi e insieme ci dirigiamo in quel di Chiesa dove Massi e Flemi ci aspettano...non si sa ancora l’itinerario preciso, come al solito, ma per sicurezza Erick ha parcheggiano la macchina ben lontana dal punto di ritrovo, un po’ per la mancanza di parcheggi liberi e un po’ per non correre il rischio di demolire il mercedes su qualche sterrato malenco.
Dopo una consultazione fugace alla buca del pane dove acquistiamo solo 8 panini, segno che la gita non sarà cosi faticosa, e 4 briosche per la colazione, si decide di salire ai Barchi in macchina e “scalare” il Sasso Nero.
Il pandino del Flemi sale le curve che portano a San Giuseppe senza problemi nonostante sia appesantito dai passeggeri ma quando ci dirigiamo ai Barchi improvvisamente ci taglia la strada un capriolo, eppure non abbiamo ancora iniziato a bere...
Parcheggiata la macchina iniziamo la salita al lago Palu che raggiungiamo in circa 15 minuti, con nostra grande sorpresa vista l’ora, i pescatori sono già tutti piazzati e intenti a pescare qualcosa, facciamo alcune foto e scambiamo quattro chiacchiere, siamo appena all’inizio e la strada è ancora lunga.
Ci dirigiamo al Bochel del Torno che raggiungiamo senza grandi problemi, nonostante uno sbaglio di sentiero che, se avessimo seguito, saremmo arrivati a Chiareggio, non so come ma riusciamo a capirlo abbastanza presto, ritorniamo sui nostri passi e riprendiamo la salita.
In un’oretta raggiungiamo l’arrivo della seggiovia e da qui per un sentiero ben segnalato arriviamo al Sasso Nero dopo aver toccato circa una decina di anticime. Lo spettacolo è da lasciare a bocca aperta, tutto il massiccio del Bernina è di fronte a noi imbiancato da una nevicata notturna che lo rende ancora più bello, da qui si scatta la foto che poi viene incorniciata come testata della Valmalenco.
Accidenti abbiamo calcolato male i tempi e siamo in vetta alle 10.00, troppo presto per ritornare alla macchina e a casa, abbiamo promesso alle mogli che stavamo via tutto il giorno e se ci vedessero tornare cosi presto rimarrebbero deluse, erano convinte di avere una giornata di pace.
Il Flemi propone la traversata fino al Rifugio Scerscen, non sappiamo ne come sia ne il tempo necessario ma ci convince dicendoci che la fatta sua mamma e suo papa con la Birba, ci fidiamo e lo seguiamo...ahia
I primi sospetti che non sia un percorso per turisti alle prime armi ci viene quando in cima ad una roccia non vediamo più il sentiero, cerchiamo intenti una via dove possiamo passare e, al limite di un burrone vediamo una catena che scende a sbalzo una parete di roccia ... ecco anche questa volta non ci siamo smentiti, una tranquilla gita si è trasformata in un tranquillo week-end di paura.
Superato questo pezzo ci illudiamo che il peggio sia passato ma purtroppo ci viene qualche sospetto quando vediamo altre persone in vetta al Sasso Nero che non seguono il nostro percorso e con le braccia ci dicono di tornare indietro, scambiamo queste indicazioni per un saluto che ricambiamo e continuiamo il nostro giro. Al dirupo successivo le catene ci fanno penzolare nel vuoto ma solo per pochi metri, ci iniziamo a domandare come cavolo ha fatto la Birba a scendere di qui... Sicuri di aver superato tutte le difficoltà ci ritroviamo davanti una parete in ombra e tutta bagnata tagliata in mezzo da 2 catene, ce ne sarebbero volute tre ma i malenchi per risparmiare ci fanno scendere un pezzo con il cuore in mano... passato quest’ultima impervia parete vediamo il valico e purtroppo per noi anche il lago semighiacciato sotto lo scerscen.
Alcuni pezzi di ghiaccio sono vicini alla riva e sembrano quasi invitarci a fare una passeggiata sopra di loro, a dimenticavo l’acqua sarà stata di 2 massimo 3 gradi, ma cosa vuoi che sia per dei montanari come noi??? Tolte le scarpe e poi anche i vestiti ci immergiamo nel lago ghiacciato e scattiamo alcune foto ricordo, cerchiamo di raggiungere il centro del lago, profondo circa 20 metri, su dei blocchi di ghiaccio ma ai primi scricchiolii e alla prima sensazione di perdita della sensibilità degli arti inferiori torniamo a riva, anche questa volta ci è andata bene!!!
Continueremo la gita con gli arti inferiori insensibili, riprenderemo la sensibilità solo alla festa di Torre dopo aver ballato il liscio. Risaliamo l’ultimo ripido sentiero e verso l’una siamo ai 3000 metri del rifugio, è proprio ora di rifocillarci. Con la compagnia di un ermellino sbucato dal nulla iniziamo il pranzo a base di affettato, birra, formaggio e panini, sembravano pochi ma alla fine ne abbiamo pure avanzati, ci ricordiamo delle briosche e le mangiamo come dessert e dulcis in fundo l’immancabile GNP del Flemi di 80 gradi, è buonissimo, e ci da coraggio per entrare nel rifugio ormai abbandonato da anni e completamente buio all’interno.
Dopo aver superato i primi piani la luce ricompare nelle stanze e ci da modo di vedere il disastro che c’è, tutto rotto e sporco, è un vero peccato che un rifugio che ha fatto gli anni d’oro dello sci estivo in Valmalenco sia ridotto in questo stato, incredibilmente in cantina troviamo ancora degli sci spalding e subito decidiamo di farci una bella sciata...dopo il GNP non poteva mancare.
Nel frattempo vediamo salire dalla val di scerscen Federico con il quale leghiamo subito e diventiamo suoi amici, solo dopo averci detto che aveva la jeep sotto il curvone e ci avrebbe portato ai Barchi, lo seguiamo per una scorciatoia che in men che non si dica ci porta al mezzo. Erick che oggi compie gli anni ha il privilegio di sedere in cabina mentre Max, Flemi e io ci sorbiamo il viaggio nel cassone, arriveremo ai Barchi con l’osso sacro in frantumi visto lo stato della strada che in alcuni punti sembra il letto di un torrente. E' tardo pomeriggio e bisogna rientrare per prepararsi alla mitt-ttica festa di Torre, ma come si può non fermarsi al Gufo per festeggiare Erick, detto fatto...seduti al tavolo incontriamo altri amici malenchi e inizia ad arrivare birra come se piovesse, come al solito i minuti volano e alla fine siamo costretti ad abbandonare il gruppo e a scendere a valle. Un’altra bella gita che rafforza i legami d’amicizia e ci da dimostrazione di quanto le nostre montagne siano teatro di tante risate e divertimento...
GRAZIE A TUTTI e alla prossima!
Angelo T.
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