domenica 30 novembre 2008

L'è tüta "Bagnàda"...

...continua dal giro precedente... o meglio è parte integrante dell'itineraio sotto descritto...

...ricordate: Il canyon del GNP... ebbene, dopo la "raccolta" scendiamo a valle...

Campo Moro... Campo Franscia... 2 gallerie e 10 curve dopo sulla sinistra troviamo il Museo della Bagnada. Parcheggiamo la Panda gialla per dare inizio alla visita.

Vi consigliamo di acquistare il biglietto d'ingresso al museo, a Sondrio, prima di partire perché le prenotazioni sono sempre molto numerose. Oltre 1000 richieste in neppure 3 mesi... immaginate voi... comunque grazie ad una nostra vecchia amichetta dell'infanzia "Cinzia" recuperiamo i biglietti (10 euri cad "ben spesi").




Ci uniamo al resto del gruppo... siamo 20 persone in tutto + 2 ciceroni.

Saliamo per un sentiero camminando circa 10 minuti, poi arrivati in cima di danno cascetto ed impermeabile... pronti per il giro nelle cave.

Per far capire di cosa si tratta a chi conosce la Valmalenco solo per i "bachét" informo che il museo nasce nel comune di Lanzada con l'idea di raccontare la storia di un'attività che ha segnato la vita dei valligiani e connotato fortemente il territorio malenco: l'estrazione del talco.
La Miniera della Bagnada fu scoperta verso la fine degli anni ’20 dalla Società Anonima di Amianto dell’ingegner Grazzani di Milano, che ottenne la prima concessione di ricerca mineraria nel 1936. In realtà, già nel 1870, alcune società impegnate nell’estrazione dell’amianto intuirono le potenzialità del talco; tuttavia le difficoltà tecniche e la scarsa richiesta sul mercato di una materia prima ancora poco conosciuta fecero cadere l’interesse.
Lo sfruttamento intensivo del giacimento della Bagnada, scoperto appunto durante le ricerche di nuovi filioni di amianto, si prolungò per oltre 50 anni, fino alla metà degli anni 80. L’attività di coltivazione della Miniera era piuttosto rudimentale, basata sul lavoro manuale e priva di aiuti di tipo meccanico. O almeno questo è quello ci hanno raccontato i due ciceroni. Poi hanno aggiunto che prevedeva il trasferimento del talco attraverso teleferiche e un’organizzazione della forza lavoro in squadre di 25 minatori che si dividevano le incombenze di ogni giorno.






Bene come i minatori è iniziato il nostro viaggio ad 8 gradi di temperatura e sui 3 piani di percorso. Durata della visita circa 2 ore.






Ecco alcune foto allegate del percorso.




































L’estrazione del talco rappresenta ancora oggi un aspetto fondamentale nell’economia della Valmalenco, che con una sola miniera attiva si impone nel mercato internazionale. Certo, l’evoluzione tecnologica ha apportato alle modalità di coltivazione profondi cambiamenti in termini di modernità, senza cancellare la memoria storica che la Miniera della Bagnada vuole oggi testimoniare...
e intano noi continuiamo a camminare...

































Al termine del giro abbiamo visitato il Museo Minerario che si trova nel piano inferiore della postazione di partenza. E' l'ultimo tratto dell'itinerario, una sorte di incontro con la storia, oggetti del lavoro in miniera e di altre attività estrattive.
Vista l'ora tarda, ma soprattutto la stanchezza, non siamo riusciti a visitare il Museo Mineralogico con sposizione dei minerali della Valmalenco.
... così anziché al museo siamo andati al pub di Chiesa dove ci siamo bevuti 2 fresche Redbull... avevamo bisogno di energia... e così ci sono spuntate le aaalliiiiii...
CONSIGLIATO!
Il giro nelle cave merita... ricordate abiti pesanti e scarponcini ai piedi... meglio anche una giaccavento impermeabile mentre il caschetto lo forniscono loro.