La Panda gialla romba da paura sulle curve che da Chiesa in Valmalenco arrivano a Campo Moro. Ma prima la sosta d'obbligo è a Lanzada: la tappa al panificio. Dall'utilitaria scendono due balordi: Luca e Max. Rifornimento di pane e pizzette e poi di nuovo via sul Pandin. L'attrezzatura nel baule sembra per una camminata in alta montagna, ma in effetti nello zaino c'è poca roba. Allora la domanda sorge spontanea... perché pochi indumenti, poco cibo e un sacchettino con una forbice? Un carabiniere potrebbe dire che il sacchettino è per le feci... mentre un vero malenco sa che a fine agosto, quando una Panda gialla sale verso Campo Moro, non è per scalare cime ma per.... sssiiiiiii esatto... raccogliere GNP!!!
Allora... diamo le coordinate anche agli amici del blog: tutti sanno dov'è la val Lanterna... Lanzada... Campo Franscia... bla bla bla... ecco questa in fondo si divide nei due rami: uno è quello della val di Scerscen (slurppp) e l'altro, alla sua destra, è quello della valle di Campomoro. Le due valli sono rispettivamente percorse dai torrenti Scerscen e Lanterna che si incontrano per l'aperitivo giù a Campo Franscia. Ma di questo a noi poco interessa. Ora torniamo in cima. Il giro di oggi che abbiamo deciso è ad anello... non anello anale... ma anello nel senso che abbiamo pensato di partire da Campomoro - Vallone di Scerscen (pausa GNP... slurppp) - Carate - Campomoro. Il problema però è che alle 16 dobbiamo assolutamente essere alla Bagnada (vedi prossimo post) per la visita al museo.
Parte l'avventura! Punto di partenza, come già detto, è la prima diga di Campomoro (m. 1990), dove si trova un ampio parcheggio a pagamento, con righe blu dove potete usare il gratta e sosta... falso... non ci crediamo... parcheggio aggratis. Lasciata la Panda, iniziamo il cammino direzione Musella.
Attraversiamo un bel bosco di larici o pini, abeti... bhà... ricordo solo che facevano ombra :-), poi dopo circa 20 minuti vediamo l’alpe Musella.
Ampia e tranquilla conca che si stende ai piedi delle cime omonime e del monte Moro, che la incorniciano a nord e nord-est, e dell’ampio fianco del monte delle Forbici (m. 2910), che la chiude a nord-ovest. Superato un secondo ponticello, raggiungiamo un primo gruppo di baite, sul limite meridionale dell’alpe. Qui si trovano anche i rifugi Musella (m. 2021) e Mitta (m. 2020) in effetti sono sullo stesso livello di quota ma la differenza di pochi centrimetri è data dall'altezza fisica dei due gestori. Proseguiamo e troviamo facilmente il sentiero che sale, in un bosco di larici, dall’alpe Campascio (m. 1844). È, questo, un tratto della quinta tappa dell’Alta Via della Valmalenco che sale poi a destra verso i “sette sospiri” e poi al rifugio Carate e poi bla bla bla... Noi però prendiamo a sinistra verso il triangolo giallo che segnala la strada al vallone di Scerscen. Imbocchiamo, così, un sentiero che per un buon tratto corre, con qualche saliscendi, in un bosco di larici, tagliando le estreme propaggini di rocce arrotondate che scendono dallo sperone meridionale del monte delle Forbici. Il sentiero, raggiunto un punto panoramico che ci permette di gettare un’occhiata sulla piana dell’alpe Campascio, occupata, nella parte occidentale, da detriti alluvionali, piega a destra, esce dal bosco e taglia il selvaggio fianco sud-occidentale del monte delle Forbici. Ad un certo punto, sulla nostra destra, si impone allo sguardo una singolare e quasi surreale formazione rocciosa, massiccia, levigata, dalle sfumature nere e rossastre; rappresenta un po’ un punto di svolta, in quanto il panorama, alle nostre spalle, dominato dalla costiera Valmalenco. Poco oltre, una grande roccia arrotondata ed esposta si frappone al nostro cammino: non potremmo superarla senza l’ausilio della passerella in legno costruita sul suo fianco e corredata di una corda fissa. Passate pure nessuno si farà la cacca addosso perché il ponte è breve. ffiuuuuu.. Poi il sentiero attraversa un corpo franoso, prima di condurci alle miniere abbandonate di amianto, a quota 2050, segnalate da un cartello della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, che dà anche il Cimitero degli Alpini ad un’ora di cammino. A poca distanza dalle miniere, raggiungiamo il ponte che ci porta sul lato opposto del vallone nel quale stiamo entrando, cioè sul lato occidentale. Qui, per un buon tratto, procediamo sul limite dei depositi alluvionali del torrente Scerscen, prima di guadagnare un po’ quota, guidati dai segnavia (triangoli gialli) sul fianco del vallone. Si apre, intanto, il superbo scenario delle più alte cime di Valmalenco: le prime ad apparire sono il pizzo Sella (m. 3511), a sinistra, ed il pizzo Roseg (m. 3937), a destra. Ben presto appaiono, poi, più a destra, i pizzi Scerscen (m. 3971) e Bernina (m. 4049). Ancora più a destra, ecco la caratteristica ed inconfondibile Cresta Güzza (m. 3869). Chiude la superba testata della Valmalenco, sul lato destro, il pizzo Argient (m. 3945). Comminiamo ancora e dopo circa un'ora di passo alpino comincia a sertirsi odore di GNP. Siamo quasi in fondo alla valle, o vallone, di Scerscen... quella che è stata definita il Canyon della Valmalenco vista la suggestione che questa grande conca di detriti alluvionali, che si stende ai piedi dei giganti della testata della valle. Ma poi nominata, da noi, il Canyon del GNP. Una suggestione legata alla solitudine dei luoghi molto meno percorsa rispetto alle vie escursionistiche più classiche della Valmalenco piene di milanesi. Fantastica l’acuta sensazione della propria piccolezza, che si sperimenta di fronte alla vastità degli spazi che gradualmente si aprono ed alla verticalità della compagine delle cime che chiudono l’orizzonte a nord. Così come il pene quando prende freddo, anche noi ci sentiamo minuscoli percorrendo il vasto circo della parte terminale del vallone, circondati, da tutti i lati, da formazioni rocciose dalle forme più diverse.
E' proprio qui che Luca scatta come un camoscio a ridosso di gigantesce rocce bianche. Forse va ad urinare, pensa Max, ma visto il ritardo allora pensa ad uno scarico di intestino. Supposizioni sbagliate... Luca sapeva quel che faceva e si era messo a testa bassa a raccogliere... GNP!
Da buon malenco all'inizio mi depistava e faceva il misterioso: vieni qui, resta lì, segui il sentiero e raggiungimi... calcolando che il sentiero arriva alla Marinelli.. ma poi Luca mi ha svelato posti fantastici e nel giro di poco tempo abbiamo fatto una buona scorta. (per evitare controlli della Guardia forestale viene omessa la quantità... però possiamo dire che il sacchetto pesava quanto un finanziere.... hahahaha... magariiii :-( poca raccolta ma buona... diciamo.... Abbiamo poco tempo da perdere e così poco prima di mezzogiorno riscendiamo a valle verso il cimitero degli Alpini e prendiamo il sentiero alla nostra sinistra. Destinazione rifugio Carate. Mentre saliamo a fatica il massiccio complesso roccioso che culmina appena sotto il monte delle Forbici, dove c'è il lago della Forbici... le stesse Forbici che abbiamo nello zaino... delirando e ridendo finalmente siamo in cima, investendo le nostre ultime energie. Fantastico: ecco la della testata della Valmalenco, ecco la forca d’Entova, cima che nasconde alla vista le più famose cime del Sasso d’Entova (m. 3329), del pizzo Malenco (m. 3438) e del pizzo Tremoggia (m. 3441). Ci fermiamo per un paninazzo veloce sulla rica del laghetto e poi via di nuovo, pausa Rifugio Carate (m. 2636), nella parte alta dell’alpe Musella, che Luca conosce bene. Così dopo circa 4 ore e mezza - 5 ore di cammino con pausa raccolta GNP, dislivello di circa 1000 metri, ci fermiamo per una sana panascè media al rifugio, offerta dai gestori amici di Luca. Ora non ci resta che piangere... ops non ci resta che procedere alla discesa. Max si avvia un po' prima per i soliti maledetti problemi al ginocchio, poi arriva Luca che puzza maledettamente di sudore... acc ma non è lui ad essere così maleodorante ma una maglietta che poco dopo consegnerà ad un turista con la memoria corta: l'aveva dimenticata su al rifugio. Scendiamo ancora, superiamo i dossi più alti che costituiscono il fronte dei “sette sospiri”, fino ad un bivio, al quale prendiamo a destra verso l’alpe Musella. Qui incontriamo un amico che ci offre vitto ed alloggio, ma purtroppo non possiamo accettare perché siamo in ritardo... ricordate che abbiamo la visita al museo?.... la discesa prosegue... tra risare e racconti... siamo alla macchina. Giusto 10 minuti per un po' di stretching... e ora la palla passa alla Panda gialla che ci conduce a valle. Un giro spettacolare, un tempo spettacolare e speriamo... in un liquore spettacolare. MG
3 commenti:
siete dei grandissimi! Cercate di aggiornare di + i post... vi leggiamo... paolo e marty
se vi prendono vi accoppano..
ma il gnp si può raccoglierew?
baci Marta
blog fighissimo!!!!!!!!!!!!
m.m.
Posta un commento