venerdì 28 agosto 2009

CORNA a...MARA spettacolo!




Una stupenda escursione sulla piramide di erbe e rocce della cima Corna Mara, con vista panoramica sulla lunga costiera che inizia dal pizzo Scalino e divide la Val di Togno e la Val Painale.
Questa la prima vera escursione estiva conclusa dai nostri alpinisti-blogger.
Sono 2 settimane che facciamo giri di e-mail per organizzare la prima uscita seria della stagione, e dopo aver rischiato di prendere i crampi alle dita è arrivato il momento di prenderli alle gambe.
Come il primo amore, la prima uscita non si scorda mai anche perché questa volta è degna del migliore escursionista visto la lunghezza del percorso.


Mi trovo con Luca di fronte all’ospedale di Sondrio e partiamo per Carnale dove Max ci aspetta ansioso per cominciare l’avventura.
Partiamo alla grande, decisi a portare a termine questa escursione senza sapere cosa ci aspetta visto che nessuno dei tre ha mai fatto questo percorso.
Viaggiamo leggeri con zaini quasi vuoti, scarponcini e le classiche braghette con magliettina di cotone. Saliamo seguendo la nostra guida Max, pratico della zona, che ci fa affrontare subito una salita spacca gambe che dopo mezz’ora ci conduce ad una croce da dove si gode di un’ottima vista sul gruppo delle Orobie.
Qui ci fermiamo un attimo a fare delle foto e a bere, ci accorgiamo che io e Luca abbiamo portato solo una bottiglia da mezzo litro d’acqua e che dobbiamo farla bastare fino al prossimo rifornimento chissà dove, mentre Max, che ha lo zaino più grande, per fortuna ha portato una bottiglia da un litro e mezzo.
Risaliamo tutta la cresta che da Carnale porta al piano dei Cavalli, prima restando nel bosco e poi spostandoci sul versante della Val di Togno spettacolare per l’asprità dei panorami, da qui risaliamo da una bocchetta e arriviamo alla piana dei Cavalli dopo circa 3 ore di cammino.
Ci riposiamo un attimo chiacchierando con un simpatico vecchietto del posto che ci spiega il percorso per arrivare in cima alla Corna Mara.
Ripartiamo seguendo l’immaginario sentiero e ci accorgiamo quasi subito di averlo perso dai gestacci del vecchietto che indica la destra quando andiamo a sinistra e indica la sinistra quando andiamo a destra, a un certo punto proseguiamo diritti senza più voltarci e arriviamo ad una conca dove c’è ancora parecchia neve.
La Corna Mara è sopra di noi ma per arrivare bisogna affrontare ancora una salita quasi verticale. Ormai sono 4 ore che camminiamo e la stanchezza inizia a farsi sentire. Affrontiamo quest’ultimo tratto e siamo in cima ad un passo dalla croce, qui ci sono due soluzioni: attraversare a destra per un canale di neve dove una scivolata ci porterebbe direttamente all’inizio della salita oppure arrampicarci a sbalzo sulla Val di Togno, io e Max stiamo valutando quando Luca parte come uno stambecco per la soluzione rocciosa. Io lo segue mentre Max non se la sente e ci aspetta. Seguo Luca che oggi è deciso ad arrampicare e continua nella sua scalata alla vetta dal versante nord dove alcuni tratti esposti mi fanno chiedere perché l`ho seguito. Arrivati in vetta e scattate alcune foto riscendiamo per il versante sud affrontando i pendii innevati che ci portano da Max dove mangiamo il meritato panino. Affettato salatissimo e formaggio piccante ci fanno bere la poca acqua in un istante, iniziamo la dicesa cercando disperatamente un ruscello.
Arriviamo al rifugio Gugiatti-Sertorelli dove ci dissetiamo proseguiamo la discesa dal versante nord-est cercando il sentiero che ci porta alla strada tagliafuoco.
Dopo esserci persi più volte nei boschi e domandato a tutte le persone incontrate intravediamo la strada tanto cercata e una volta raggiunta ci accorciamo che per la seconda volta siamo rimasti senza acqua.
Ad un tratto suona il telefono di Max e mi chiede di aprire la cerniera dello zaino e passaglielo, ormai siamo stremati dalla fatica e dalla sete, ed è proprio qui che succede qualcosa di incredibile.
Apro la cerniera e cerco di prendere il telefono di Max, tocco qualcosa di alluminio e al momento mi sembra di avere le allucinazioni ma quello che vedo è proprio vero. Nel fondo dello zaino vicino al telefono e nascosto dalle calze di ricambio c’è una lattina di Coca Cola . . . siamo salvi . . . beviamo e continuiamo la discesa verso Carnale dove arriviamo verso le 7 di sera.
Una prima uscita veramente bella, ottimo allenamento per le gambe e per lo spirito . . . alla prossima!
by Angelo


venerdì 7 agosto 2009

CIASPOLATA DA FAVOLA...





Neve… c’è! Ok.
Sci d’alpinismo… ci sono? No… azz.
Ciaspole? Si!
Perfetto allora partiamo.

E’ il 14 febbraio, ore 8. Elio, Angelo, Luca e Max sono pronti per una nuova avventura sulle nevi della Valmalenco. Tutti sul Pandino Yellow di Luca perché la neve è tanta e ci vuole una vettura agile, visto che noi siamo di legno.
Elio ed Angelo arrivano da St Moritz e tutti insieme partiamo da Sondrio diretti verso la Val di’ Bachèt. Attraversiamo Lanzada e saliamo fino a Campo Franscia poi saliamo ancora diretti verso la diga e abbandoniamo l’auto nel parcheggio prima del rifugio di Campo Moro. Ecco che comincia l'avventura!

Mettiamo le ciaspole ai piedi… siamo un po’ impacciati ma fa parte della nostra natura :-)
Imbocchiamo la strada che arriva alla sbarra e troviamo i primi cartelli che sono quasi completamente sommersi dalla neve. Dimenticavo la giornata è fantastica, il cielo è azzurro ma non vorrei tralasciare un piccolo particolare: la temperatura segna -20 alla partenza. Nessuna paura, siamo “calienti” dentro… Continuiamo seguendo la traccia di neve lasciata da altri alpinisti e risaliamo addentrandoci nel bosco. Salito il dosso comincia ad imporsi allo sguardo la piramide del Pizzo Scalino (m.3323), cima elegante che dominerà costantemente tutto il nostro giro. Scendiamo verso la conca dove sono situate le prime baite di Campagneda, e dove da poco sorge il rifugio Ca' Runcasc. Noi oltrepassiamo due ruscelli ghiacciati ed imbocchiamo il sentiero (questa volta andiamo a memoria perché siamo i primi essere umani ad esserci passati) procedendo sulla nostra destra diretti verso il Rifugio Cristina. Il nostro intento è fare un giro ad anello ai piedi del pizzo Scalino per mostrare il panorama ad Elio, che per la prima volta visita Campagneda. Saliamo e saliamo, la neve è tanta ma mai come il freddo. Prima di raggiungere la piana ecco sulla destra una Sacra Statuetta incastonata nella roccia. Ci fermiamo per la fotografia di rito perché merita veramente, oltretutto qualcuno prega per avere un termosifone o anche solo un po’ di caldo. 1..2..3..Click! Foto fatta. La salita continua fino alla piana che d’estate è circondata da grandi rocce ma in questo inverno sono completamente sepolte dalla neve. Superato il valloncello raggiungiamo un altro pianoro dove si vede la chiesetta, il rifugio Cristina ed alcune baite. Luca e Angelo salgono sul tetto della prima casupola che è praticamente sommersa dalla neve e poi salllltoooooo… per scendere! Poco dopo incrociamo un gruppo di “Caspoggini” che, con gli sci ai piedi, sono saliti alla Cristina da Acquanegra. Due parole di cortesia e proprio loro ci informano ufficialmente che siamo a -26 gradi. Allucinante :-O . Sono circa le 11 del mattino e il sole è alto in cielo. .. Proseguiamo senza pensarci verso il rifugio (chiuso) e poi ci incamminiamo verso nord est alla base del Pizzo Scalino per tornare all’alpe Campagneda passando dai laghetti. Non si vedono rocce, ma solo un’enorme distesa di neve, senza contare che c’è un vento gelido e pungente. Ma il gruppo di impavidi “ciaspolari” prosegue senza paura! Dopo aver oltrepassato vari sali-scendi e vediamo davanti a noi l'Alpe Prabello e l’inizio della Val Poschiavina. Immaginiamo di vedere anche i laghetti perché sono completamente sepolti dalla neve. Sulla nostra destra c’è sempre il Pizzo Scalino che ci scruta. Fa molto freddo e decidiamo di raggiungere il rifugio per un pasto caldo. Nel tragitto, una ciaspola di Max si rompe a causa del freddo e così siamo fregati… macché si riparte e un po’ a riffa e raffa arriviamo a destinazione. Il gestore ci accoglie (al freddo) ma con quelle temperature non funziona nemmeno la stufa :-)…
Ma la fame è tanta e la polenta fritta con il vino ci scaldano a dovere. Panza piena, ciaspola rotta, salutiamo e scendiamo a valle. Dopo circa 40 minuti arriviamo alla macchina. Il freddo non ci ha ancora abbandonato ma abbiamo concluso una splendida escursione! Felici rimontiamo sulla Pandina Yellow e scendiamo a valle… certo abbiamo i nasi un po’ rossi ma siamo maledettamente contenti!