venerdì 21 settembre 2012

visto che... noi allora...

Cari amici di ONORE ALLA MONTAGNA e lettori del Blog,
visto che nei mesi estivi sono state molte le scampagnate con le famiglie, le gite fuori porta e le feste organizzate in montagna, noi allora... per non far torto a nessuno abbiamo deciso di inserire solo le fotografie con una simpatica didascalia.
Questo, ovviamente, in attesa delle prossime uscite dei nostri amici montanari ;-)

Lo staff di “Onore alla montagna”

Tutti nella mega piscina dei Basci, dimenticavo... mamme comprese... ma ora si stanno asciugando ;-)

Tanti augurrriiii a Nadiettaaaa, tanti auguri a teeeeee... ma chi è che gira le spalle? Non sarà "il ziuuu"

Uscita a Campagneda e Cristina in cerca di Ufo... abbiamo sì trovato omini verdi ma erano solo ciucàt

Risalita all'Etna in solitaria xké gli amici erano in valle :-) Per la foto si è dovuto allargare il crap!

Fiamma di Ferragosto in contrada Sasso a Chiesa... attenzione... ripeto... sasssoooooo prrrrr

Lago Palù dopo l'Immersione del Cristo degli Abissi ecco l'immersione dei mittt-tttci :-)

Rifugio Ponti - Figli di  Paolo e moglie di Paolo, ma Paolo dov'è???

Ecco il mitt-tttico Paolo sempre alla Ponti con i figli di  Elena. 

sabato 8 settembre 2012

IL KIMA CONTROMANO


Mercoledì 22 agosto, scatta la mail, per organizzare un giretto sul sentiero Roma, itinerario sempre sospirato dal sottoscritto (Poul).

Su internet il Poul si studia un percorso fattibile in una giornata, con la sua preparazione attuale, cercando di stare entro le 10 h di camminata. Solo poi scopriremo che ho sottovalutato i seguenti dettagli: il passo del Barbacan, il passo del Camerozzo, il Meteo e la discesa dal bivacco Molteni alla Val di Mello.

Sono arrivate immediatamente le adesioni di nessuno: io sono al mare; io nella cacca; io devo lavorare; io ho la dissenteria...
Ormai sconsolato il Poul stava pensando di passare il fine settimana nel giardino di casa con le chiappe a mollo nella piscina dei bambini, quando venerdì pomeriggio, arriva la telefonate di Surf: “Ciao Poul ho letto la tua mail e visto che non da vento al lago , ci troviamo domani alle 7,00 ad Ardenno”

Vai è andata si parte per il sospirato sentiero Roma.
Il Poul si sveglia alle 4,30 si lava la faccia si sbarba, prepara lo zainetto, solo magliette di ricambio e qualche barretta di nocciole tostate con il miele, Surf ha detto che mangiamo al rifugio, niente sacco. Di questa cosa ci pentiremo almeno 3 volte.
h. 5,30 partenza direzione Valtellina (non dimenticate che il Poul parte da Brugherio).
h. 6,45 il Poul è ad Ardenno, chiama Surf sul telefonino: Poul “ Dove sei”, Surf “sto arriviando a manetta”.
Ok ho il tempo per una colazione al Baretto di Ardenno, Caffè e briosce attacco bottone con un signore del posto, attrezzato di tutto punto per una escursione in mountain-bike, che mi chiede se vado a fare il Kima, “NO” gli rispondo, ma è oggi la mitica competizione ? no, oggi è il mini Kima, domani fanno il Mitico Trofeo Kima, in cui possono partecipare solo i super eroi.
Fantastico, non sapevo che la mitica competizione era questo Week-end, cazzo saperlo prima dovevo organizzare l’uscita per il giorno dopo, in modo di poter vedere il passaggio di questi mostri della montagna……………, ma non potevo immaginare ancora cosa ci aspettava.

Ore 7,15 arriva Surf e partono gli insulti per il ritardo, ma come sempre la colpa non è di nessuno, Surf da la colpa al vecchietto che ha trovata sulla statale, che guidava con il cappello in testa.
Ok saltiamo sul Defender di Surf, e partiamo per i Bagni di Masino. Il carro armato di Surf sfreccia sulle strade della Valmasino, a Cataeggio vediamo i tendoni ed i manifesti del Kima. Arriviamo al parcheggio gratuito dei Bagni di Masino, ci mettiamo le scarpe da Trekking ci infiliamo gli zaini.
7,45 Si parte attraversiamo i bagni ad imbocchiamo il sentire per la valle dell’oro.
Procediamo In lieve salita tra i prati alla destra del torrente, vediamo alcune croci e Surf commenta “ma le croci solitamente non le mettono sulle vette ?”
Entriamo nella fitta pineta e iniziamo a salire ripidamente un cartello indica a destra il Rifugio Omio a ore 2.15. Saliamo in modo molto ripido a volte con dei gradini e sovente con dei piccoli tornanti, mi metto io in testa a dare il ritmo ed in meno di 50 minuti siamo fuori dal bosco, ma forse ho esagerato, boccheggio ed inizio a prendere aria, raccogliendo qualche lampone e guardando il paesaggio.
Ci supera il gestore del rifugio Omio, con il suo cane, a cui chiediamo se il mini Kima passa di li, ci dice che passa per la Val di Mello, surf si ferma ad accarezzare il cane, il quale poverino immediatamente vomita.
Io ancora affannato dal tirone fatto a manetta commento che pure io sto per vomitare.
Ok ripreso fiato ripartiamo in direzione della Omio, ma con passo molto più blando, guardando lo splendido paesaggio intorno a noi e sparando cazzate a raffica.

Ci incamminiamo su per l’alpeggio dove è ormai visibile il rifugio Omio.
h. 10,00 siamo arrivati al rifugio, scatta il cambio maglietta, entriamo e chiediamo da bere. L’alcolista anonimo Poul chiede una birra e gazzosa, per dissetarsi e recuperare i liquidi persi, Surf salutista chiede un aranciata, pero dopo essere stato apostrofato dal Poul, si ravvede ed ordina anche lui una Panache.

Ok, h. 10,30 siamo pronti per partire in direzione Gianetti, ci aspetta il mitico passo del Barbacan, seguiamo il sentiero e saliamo verso il passo. Continuiamo a camminare, sparando una marea di barzellette e cazzz…… , probabilmente l’effetto della birra. il tempo e incerto, nuvoloso con qualche sprazzo di sole, ma noi siamo ottimisti.

Attacchiamo la bastionata del Barbacan, superiamo una frana ed una placca attrezzata, si risale il ripido pendio di magro pascolo fino al piccolo intaglio di cresta Passo del Barbacan 2700 mt.
Vediamo la Val Porcellizzo breve pausa sono le h. 12.00 ed iniziamo ad avere un leggero languorino, usciamo le barrette di cereali e miele, non ci sfamano ma ci danno un po’ di energia, iniziamo la discesa, sfruttando la ferrata che scende in diagonale, serve più come sicurezza psicologica che come vero e proprio ancoraggio. Intravediamo il rifugio Gianetti, che si confonde tra le Rocce e le nubi. Proseguiamo per il sentiero che sale e scende dolcemente per l’alpeggio, incrociamo un gregge di pecore, che ci accoglie con molto entusiasmo, sono attratte dal sale del ns. sudore, infatti tentano più volte di leccarci, sino a quando Surf si abbassa la cerniera per fare un cambio acqua, il gesto terrorizza le pecore, che partono in una fuga disordinata in tutte le direzioni, probabilmente hanno subito abusi da parte di qualche viandante che ci ha preceduto. Facciamo quattro foto con le graziose pecorelle e del paesaggio che ci circonda, poi ripartiamo in direzione della Gianetti.
H. 13,30 siamo al rifugio in forte ritardo perché abbiamo cazzeggiato con le pecore e le foto.
Entriamo al rifugio, dove ci accoglie il Fiorelli. Siamo affamati, ci cambiamo, ci sciacquiamo e ci accomodiamo al tavolo. Chiediamo se è possibile avere una pepata di cozze, ma Ci viene servita una luganega con insalata, del formaggio e degli affettati, siamo talmente affamati che ci sembra il pasto più buono del mondo, ci beviamo un bel bicchiere di vino, qualcuno si mangia anche il gelato, e poi un bel sorso di Taneda. Ok, è l’ora del conto, cazzo se costa recuperare energie in quota…….

H. 15,30 siamo riposati e rifocillati, e possiamo ripartire alla volta del passo del Camerozzo.
L’alcol fa la sua parte, le barzellette e le cazzate aumentano, camminiamo per il sentiero che sale dolcemente sino alle pendici del passo, in una languida ganda, il tempo non promette niente di buono, ma noi imperterriti andiamo avanti. Iniziamo a salire in mezzo hai massi di granito, sino ad una ferrata, niente di impegnativo, mo non abbiamo idea di quello che ci aspetta dopo il passo. Breve pausa prima dell’ultima ferrata per arrivare sul passo, devo fare cambio acqua, anche Surf ne approfitta, ma non è solo cambio olio, fa anche una revisione ai freni. Mentre attendiamo il Surf che ultima la sua defe.azione, una nube nera e minacciosa si avventa su di noi ed inizia a far cadere qualche gocciolina.

Dai ragazzi, muoviamoci, perché fare un passo bagnato, non è assolutamente bello. Ripartiamo facciamo questo ultimo strappo e siamo sul passo, terrore, guardiamo di sotto e non vediamo la fine del massiccio che scende in verticale sotto i ns. piedi.
Sulla destra vediamo una timida catena, che scende in diagonale sul granito, partiamo in discesa, con molta attenzione, tutto il passaggio è molto esposto, la roccia è umida, e la catena gelata.
Continuiamo a scendere e l’adrenalina continua a salire, le nuvole minacciano, ma per il momento sembra che ci diano tregua per ultimare la discesa del Camerozzo. Cazzo, ci sono dei passaggi da paura e la stanchezza si fa sentire, ma sta ferrata non vuole proprio finire.
Surf mi scatta delle foto e mi dice di guardarlo mentre sono impegnano nella discesa, lo manco a fare-nfalle,
Finalmente siamo hai piedi del Camerozzo nella valle del Ferro h. 17,30, guardiamo in alto e non riusciamo più a vedere la cima del passo, che è coperta dalle nubi, siamo soddisfatti e felici di avercela fatta senza subire perdite, vediamo anche un ermellino marrone che saltella tra i sassi, e ci da il benvenuto nella valle del ferro.
Ripartiamo immediatamente seguendo il sentiero, il tempo sembra volere darci tregua, pensiamo di passare la notte al rifugio Alievi, per poi vedere il passaggio del Kima domani mattina.

Ok il passaggio del Kima vorrei vederlo anche io, ma puntare l’Alievi mi sembra a questo punto di esagerare.
Parte una discussione sui tempi di percorrenza per arrivare all’Alievi, Il Poul dice 2,30 ore, Surf parla di 4,00 ore. Mentre camminiamo la discussione prosegue, io al pensiero di fare un altro passo come il Camerozzo senza riposare e con il rischio pioggia non ne voglio sapere, sono anche troppo stanco per avventurarmi in discesa verso San Martino, camminiamo e discutiamo sino a quando arriviamo al bivio che ci indica dritto per rifugio Alievi e destra Bivacco Molteni.

Non abbiamo il tempo di decidere che è il meteo a decidere per noi, in un attimo una nube nera come il petrolio, sale dalla valle del ferro e ci avvolge iniziando a rovesciarci addosso scrosci di acqua, iniziamo a correre verso il bivacco che il cartello al bivio da a 10 minuti, ma con la scighera che si è formata il bivacco non si vede, facciamo attenzione a non perdere il sentiero, quando dietro ad un grosso masso troviamo finalmente il bivacco. Ci infiliamo dentro a manetta, proprio mentre iniziano lampi fulmini e grandine. Siamo Salvi, o perlomeno al riparo.
Nel bivacco troviamo due baldi alpinisti, Nicola e Marco di lodi, che ci danno il benvenuto.
Ok, cerchiamo di organizzare la vita nel Bivacco, 9 posti letto, divisi su 3 piazze, optiamo noi per il piano superiore, mentre Marco e Nicola scelgono il piano centrale, ci sediamo al tavolino sulle panche e gli sgabelli, ed iniziamo a cercare qualcosa di commestibile all’interno del bivacco. “Cazzo, dovevamo portarci da mangiare al sacco”. Troviamo una zuppa di funghi liofilizzata, meglio che mangiarsi i sassi, poi pensiamo che mentre stavamo entrando nel bivacco, Surf a intravisto una pecorella che zoppicava, possiamo provare a  catturarla, per poi farla alla brace ……

Riusciamo a scroccare hai due lodigiani anche da mangiare salame, bistecche, minestra di funghi brioche ecc ecc ……….
Bene, comunque Marco e Nicola di Lodi, sono stati grandi, ci hanno accolto e rifocillato con l’animo della montagna.
La notte è lunga, e dopo mangiato parte la partita a carte, organizziamo una partita al due, l’unico che conosce il gioco è il Poul, che lo spiega anche agli altri, ci divertiamo e tra risate e cazzate passa la serata, mentre fuori imperterrito continua il temporale. (dimenticavo, ci hanno offerto anche la grappa)
E’ ora di andare a dormire, ci prepariamo i letti e ci infiliamo sotto le coperte. Al buoi ed al silenzio ascoltiamo il temporale abbattersi su di noi, è veramente spaventoso. Non si riesce a prendere sonno, sarà l’altitudine, sarà il temporale, sarà la troppa stanchezza BO.
Ad un tratto un frastuono pervade tutta la valle e fa tremare il bivacco, chiedo a Surf se si tratta di bocioni, lui conferma il mio timore, il frastuono è durato almeno 60 secondi, mi immaginavo il bivacco in discesa libera verso valle.
La notte passa tra dormi veglie di 20 o 30 minuti, sembra interminabile. La mattina alle 6,00 mi tiro fuori dal letto ed esco dal bivacco, non piove più, il cielo è aperto sopra di noi, ma tutta la Val Masino è pieno di nubi, chissa se faranno partire il Kima ? Sono in piedi su un sasso che guardo intorno a me, quando iniziano ad arrivare pecora da tutta la valle. Nel giro di 10 minuti mi trovo attorniato da centinaio pecore che mi fissano e belano, sono la star del momento, sono il loro idolo, non mi sono mai sentito tanto importante.
Il belare persiste e gli inquilini del bivacco che stanno ancora tutti dormendo, o almeno tentando, si lamentano “Poul smettila di fare il coglione”.
OK, le pecorelle si sono stancate del loro nuovo leader, che non è capace di promuovere soluzioni per la salvezza del mondo, sconsolate si allontanano cercando pascoli migliori.
h.6,30 arriva in valle l’elicottero del eli work, che costeggia il passo del Camerozzo, ok stanno controllando la ferrata, che non abbia subito danni con la tempesta della notte per poi dare l’ok al Kima, h.7,00 ritorna l’elicottero e lascia due baldi della protezione civile, con viveri hai piedi del Camerozzo.
OK, il Kima è alla partenza, Surf esce dal Bivacco e si mette a lavare le pentole nel torrente, piega le coperte, ed assieme a Nicola e Marco fanno pulizie e riordinano il Bivacco, Surf saluta il bivacco lasciando €. 20,00 nella cassetta portavalori, a titolo di ringraziamento per la notte passata indenne.
Ci spostiamo nuovamente verso il Camerozzo ed andiamo a fare conoscenza con la protezione civile che sembrano gradire la nostra compagnia fino alle 12,00 quando abbiamo visto il passaggio del mitico Kilian Jornet che abbiamo incitato con fervore, molto serenamente ci ha risposto “graccie graccie” , dietro a lui con un po’ di distacco abbiamo visto passare un'altra trentina di partecipanti, Grandi, questi sono veramente dei MOSTRI DELLA MONTAGNA.

Ci avviamo verso valle, come sempre parte la discussione sui tempi di discesa. La valle del ferro è ripidissima, il sentiero scende in mezzo a pascoli e placche di granito percorse da fantastici ruscelli che continuano a creare meravigliose cascate. Il meteo continua a migliorare, il cielo diventa azzurrissimo, il paesaggio è qualcosa di indescrivibile, ma la discesa è estenuante, ripidissima e con un sentiero pieno di buche ed insidie, nascoste dall’erba alta. Ad un certo punto troviamo dei cardi selvatici, mi faccio dare il coltello dal Surf e ne pelo uno, Surf lo vuole provare, la fame e tanta ed il cuore del piccolo cardo sembra saporito come un ananas al flambè. Allora Surf pensa di aver risolto il problema della sua astinenza da cibo e decide di raccogliere e pelare un altro cardo, “cazzo ora capisco perche non li mangia nessuno”, dopo aver mangiato il cardo passerà 15 minuti a levarsi le spine dalle dita.
Il sentiero incrocia varie volte i due torrenti che scendono per la valle, l’ultimo guado ha tutti i sassi coperti dall’acqua, e ci costringe ad immergere i piedi nell’acqua bagniandoci le calze, sul sentiero trovo una rana, la catturo e Surf la vuole baciare e mi chiede di dargliela ma la povera rana, appena sente cosa gli tocca, si divincola dalla mano del Surf, spiccando vari salti verso l’alto, per ben due volte Surf riesce a prenderla al volo, ma la terza volta la piccola rana riesce a sfuggire al suo crudele destino, probabilmente se la sarebbe mangiata per emulare il suo grande mito Bear Grylls. Più in basso il sentiero si infila in una fitta pineta, scendendo a zig zag, sto cavolo di sentiero non finisce mai, cammina cammina cammina cammina arriviamo in Val di Mello h. 14,30 non è finita, ci attende San Martino poi i bagni di Masino per recuperare il Defender.
Surf non ne vuole sapere, vuole un passaggio, fermiamo un pulmino che fa spola tra San Martino e la Val di Mello, gli chiediamo se ci può portare hai bagni di Masino, ci chiede €.15,00 “ma sei fuori?” Surf ritrova tutte le sue energie e partiamo con passo deciso verso San Martino, per strada prova a fare l’autostop alle auto che passano, imprecando poi perché non si fermano.

Arriviamo a San Martino, 15,30 mentre stanno arrivando ancora i concorrenti del Kima, ad ogni passaggio partono gli incitamenti e gli applausi, cerchiamo disperatamente da mangiare, ci infiliamo nella pizzeria Fiorelli, dove troviamo i cuochi ed i camerieri che stanno mangiando, disperatamente chiedo se è rimasto qualcosa in cucina, mi guardano increduli e mi dicono che sono chiusi riaprono alle 18,00 allora andiamo al bar San Martino e mentre ordino dei panini, fermiamo una macchina che va verso i bagni, Surf salta su e va a recuperare il defender. E’ proprio vero, ad una donna non si dice mai di no.
Mi siedo sulla veranda del Bar, godendomi il passaggio dei concorrenti del Kima ed incitandoli con fervore ad ogni passaggio, arrivano i panini e le Panache favolosi sono i panini più buoni del mondo.
Surf non arriva ed il suo panino potrebbe diventare freddo, è un peccato, pertanto opto di magiarmelo io, 30 secondi dopo arriva Surf ed è affamato, ma è arrivato tardi, pertanto gli tocca attendere che gli preparino il suo panino, l’attesa gli sembra interminabile.
Finito di mangiare saltiamo sul defender e scendiamo a valle salutando la Val Masino, dove abbiamo passato un bellissimo week-end pieno di emozioni, per strada facciamo propositi per le prossime uscite, ultimare il sentiero Roma, Pizzo Scalino, Bernina……..
Ad Ardenno ci salutiamo ed ognuno prende la strada di casa, Di questo week-end resterà un ricordo indelebile nel cuore, ed il sogno di ripetere uscite come questa.

(Poul de Brughe)
































martedì 4 settembre 2012

GNP contro TANEDA = vince la seconda

Anche quest'anno è giunto il momento del giro Gnp. 
Ormai è tradizione.
La metà però varia, dopo numerose spedizioni in val di Scerscern questa volta puntiamo in Val Sissone. Una faticaccia ma uno spettacolo naturale di rara bellezza camminando a fianco del massiccio del Disgrazia:
il picco glorioso!
Ma partiamo dall'inizio... sabato 18 agosto. Tanti sono in vacanza ma Poul, Luca e Max, no, niente vacanza per gli amanti del Gnp.
Partiamo da Chiesa alle 7, Poul arriva da Brugherio mentre Luca dai Basci, destinazione Chiareggio.
Lasciata l'auto alla piana del Mallero puntiamo fino ad un ponte che ci permette di passare sul lato opposto, proseguendo nel percorso dell'Alta via. A quanto pare davanti a noi c'è il "miglior amico" del Flemi, quello che gli ha svelato il segreto del GNP in Val Sissone e che vuole ucciderlo per tenerlo celato :-)
Nessun problema, noi proseguiamo. Ignorata la deviazione a destra per il rifugio Tartaglione-Crispo raggiungiamo così la bucolica alpe Laresin (m. 1710) puntando all'alpe Sissone segundo gli ormai famigliari triangoli gialli, il cui tracciato, su un terreno spesso faticoso perché disseminato di massi, si addentra nella valle, lasciandosi alle spalle gli ultimi radi larici. Diritte davanti ai nostri occhi sono facilmente riconoscibili le tre cime di Chiareggio, e precisamente, da sinistra, la cima meridionale (m. 3093, immediatamente a destra del passo di Mello fra val Sissone e val Cameraccio), la cima centrale (m. 3107) e la cima settentrionale (m. 3203). Quest'ultima, conosciuta anche come punta Baroni, non è soltanto la più elevata, ma anche senz'altro la più elegante, con il suo vertice conico dalle forme possenti ed armoniose e con il singolare e pronunciato spigolo orientale. La cima è dedicata alla memoria della guida alpina bergamasca Antonio Baroni, che proprio su queste montagne, alla fine dell'ottocento, ebbe modo di dimostrare tutto il suo valore. Chissà se ci dedicheranno una cima anche a noi... cima Poul o vetta Flemi :-)






























Ma non distraiamoci: non dobbiamo, infatti, perdere d'occhio i segnavia, perché ad un certo punto il tracciato devia a destra e risale il fianco della valle, seguendo una traccia molto incerta fra magri pascoli. Raggiungiamo così un piccolo pianoro e ci troviamo di fronte ad una cascata con uno spettacolo che ci ripaga ampiamente della fatica: le cime di Rosso (m. 3366, a sinistra nella foto sopra) e di Vazzeda (m. 3301) chiudono, con la loro muraglia rocciosa, il lato nord-occidentale della valle. Il colore più chiaro della cima di Vazzeda è dovuto alla sua situazione singolare per cui (caso unico nel gruppo montuoso) alle rocce granitiche si sono sovrapposte rocce sedimentarie. Non è questo, peraltro, l'unico motivo di interesse mineralogico della val Sissone, che è una sorta di Eldorado per gli appassionati di mineralogia. 
Quello che interessa a noi però è l'Aneda, il fiore bianco che fa ruttare :-) Da subito ci soncentriamo sulla raccolta (100 piantine a testa, mai di più) e intanto risaliamo verso ovest, visto che il "migliore amico del flemi" è andato invece verso est. La salita continua guardati a vista dal monte Disgrazia (m. 3678), segnata da grandi seracchi e crepacci. Oltrepassati alcuni valloncelli, puntiamo in direzione del crinale roccioso che scende dal fianco sud-orientale della cima di Vazzeda.
Il sentiero raggiunge una ben visibile spaccatura nella roccia: si tratta del Passo della Corna di Sissone di dentro (m. 2438), che permette di passare dall'alpe Sissone di dentro all'alpe Sissone. Qui iniziamo a cercare GNP che poi diverrà il GNPU'... ossia "Ghe n'è pü" visto che non si trova se non in rare occasioni, ma non demordiamo. Anzi poco dopo aver visto un enorme masso spaccato a metà e con ogni probabilità staccatosi dalla montagna ci fermiamo a morde un paio di panini.

Ora il sentiero piega a destra, salendo ripido alla costiera ("i curnèli") che separa l'alpe Sissone dall'ampio terrazzo che si trova sotto la piccola vedretta di Vazzeda. Raggiunta la base del crinale roccioso, dobbiamo superarlo con qualche semplice passo di arrampicata.
L'ultimo passaggio (chiamato "buchèlìgn" o bocchetta del Piattè di Vazzeda) richiede per la verità molta cautela e concentrazione. Dopo la discesa dove ci si poteva anche cagare sotto, sormontate le roccette del crinale, vediamo a sinistra la bandiera italiana, che preannuncia la presenza di un rifugio.
Puntiamo verso quella direzione e arrivati in zona il Flemi sale a modo stambecco sul crinale mentre noi preferiamo scendere qualche decina di metri prima e raggiungere la ferrata. Poi sopra le nostre teste appare il rifugio Del Grande-Camerini (m. 2580), che, lasciato per diverso tempo in condizioni di abbandono, è stato di recente risistemato, grazie all'iniziativa del CAI di Sovico e oltretutto lo stanno pure ampliando. 
Dal rifugio si domina l'alta Valmalenco, da San Giuseppe a Chiareggio. Lo sguardo, a sinistra, è attirato dalla bella piramide del monte del Forno (m. 3214), alla cui sinistra è collocata la sella del Forno (m. 2775) che permette di scendere, sul versante svizzero. 
Dopo una birra fresca e la tradizionale foto di gruppo si pensa al rientro.

L'ultimo tratto di questa tappa è interamente in discesa: seguendo infatti le indicazioni poste su un grande masso poco sotto il rifugio, seguiamo nel primo tratto la direzione che punta direttamente al fondovalle. Lungo il tragitto pieghiamo a sinistra iniziando una lunga diagonale che, superati alcuni valloncelli, conduce al limite superiore di un bel bosco di larici, dove il sentiero piega poi a destra. L'ulteriore discesa nel bosco ci permette di raggiunge il limite superiore dell'alpe Vazzeda superiore ( m. 2033), dove al sentiero dell'alta via si congiunge quello che scende dalla sella del Forno (segnavia bianco-azzurri). Attraversata l'alpe e raggiunto il suo limite inferiore, scendiamo attraverso un largo corridoio, in direzione all'alpe Vazzeda inferiore (m. 1832).

Attraversata anche quest'alpe, riprendiamo il sentiero che, nel suo limite inferiore, riparte tagliando di nuovo a destra e raggiungendo in breve un torrentello, superato il quale su un ponticello ci troviamo ad un bivio. Proseguendo a destra si arriva al rifugio Tartaglione-Crispo, ma noi invece scendiamo a sinistra dove poco dopo ci ritroviamo sul primo  ponte del  Mallero, varcato il quale percorriamo la pineta del Pian del Lupo.
Ecco qui iniziano i primi segni di squilibrio: Flemi cammina scalzo come un buddista in penitenza mentre, raggiunta l'auto, è il Poul a stupire con un tuffo nelle gelide acque del Mallero. Come sempre, prima di salutarci ci sta un'altra sana birra che decidiamo di sorseggiarla al bar di San Giuseppe, quello dove ci sono le piste da fondo.
Anche questo giro è andato. Stupendo come sempre!









































Il brindisi finale per bagnare anche questo meraviglioso giro!