Come
sempre cambiamo itinerario in corso d’opera e anche questa volta non abbiamo
fatto eccezioni. L’idea di base era quella di andare allo Scerscen per
raccogliere qualche piantina di Taneda e poi rientrare a casa in tarda mattinata.
Ma anche questa volta il topolino ha partorito la montagna e ne è uscito un
giro improvvisato ma memorabile. Partenza da Chiesa, ore 7.30, Luca e Max con l’aggiunta
del mitttico Pepe. Saliamo verso S. Giuseppe e poi ci fermiamo alla sbarra di
Entova, siamo a quota 1640, a monte dei Prati della Costa, nei pressi dell’alpe
Braccia. Proprio qui, un Malenco doc, prova ad alzare la sbarra e vede che è
aperta, allora decide di proseguire con il suo Panda grigio ma siamo fortunati
perché prima di partire ci offre un passaggio fino alla curva che sale alla
Longoni.
La guida del Malenco doc è secca e decisa come quella di un rallista e
in poco tempo siamo alla “curva parcheggio”. Iniziamo ad incamminarci verso lo
Scerscen quando sui nostri passi vediamo il cartello: Passo Tremoggia 3h… il
calcolo è presto fatto: 3+3=6… sono le ore 9… alle 15 siamo di nuovo qui e
possiamo raccogliere Taneda. Come sempre, però, facciamo i conti senza l’oste
ed ignari ci incamminiamo su ripidi e sassosi sentieri.
Il primo obiettivo
è quello di raggiungere il rifugio Longoni. Lasciamo quindi la strada sterrata,
tra l’altro ben sistemata, che sale all’ex-rifugio Entova-Scerscen e cominciamo a salire seguendo il sentiero
ai piedi di un sistema di speroni rocciosi che nascondono alla vista il
rifugio.
È un tratto faticoso
ma molto panoramico e dopo mezz’ora di cammino raggiungiamo il crinale dove è
posta la bandiera tricolore, a quota 2450, che segna la vicinanza del rifugio Longoni. Non ci fermiamo perché abbiamo un obiettivo
chiaro: la sella Tremoggia e la strada è ancora lunga. Seguendo i segnavia (che
fino all'alpe Fora sono nella maggior parte dei casi bandierine
rosso-bianco-rosse, spesso sovrapposte ai triangoli gialli dell'Alta Via) lasciamo
alle nostre spalle le case di Corti (m. 1638) e poi superiamo il torrente della
val Novasco, salendo lungo la diagonale verso nord-est proprio ai piedi di due
stupende cime: il pizzo Tremoggia (m. 3441) ed il pizzo Malenco (m. 3438).Dove sia il passo, non lo si coglie immediatamente: parrebbe, infatti, collocato su un’ampia sella raggiunta da qualche estremo magro pascolo, alla nostra sinistra. In realtà è un po’ più a destra, ed è collocato su un modesto intaglio, riconoscibile anche da un piccolo corno roccioso che si trova immediatamente alla sua destra. Ci attende, dunque, l’ultima salita: seguendo la traccia ed i segnavia, affrontiamo un primo dosso e, guadagnando quota, scorgiamo sotto di noi, alla nostra destra un secondo laghetto gemello, immediatamente a monte del primo. I due laghetti, ai piedi di un ampio nevaio, sono dominati dal massiccio versante sud-occidentale del pizzo Tremoggia, che sembra guardarci severo, alla nostra destra. La traccia punta al passo Tremoggia, che raggiungiamo dopo circa due ore di cammino dal rifugio Longoni (il dislivello dal rifugio è di circa 560 metri). Siamo a 3014 metri di quota, e lo scenario che si apre sul versante svizzero è davvero sorprendente: ai piedi del passo di stende il ghiacciaio o vedretta dal Tremoggia, oltre la quale, in basso, si apre la diritta, verde e pianeggiante Val di Fex, che sfocia nell’Engadina. Peccato che la nebbia si fa sempre più fitta e le temperature, nonostante sia il 18 agosto sono vicine alle zero termico.
Dobbiamo però dire che la visuale è veramente stupenda! DA qui abbiamo poi puntato verso ovest dove è stato eretto un piccolo muretto con una croce sulla cima. Tutto è meraviglioso e la foto è di rito! Nella discesa ci siamo fermati a raccogliere alcune piantine di Genepì, poca roba. Poi siamo tornati al rifugio Longoni con tappa per la pappa presso la conca verde dei maggenghi. Dalla Longoni abbiamo poi puntato verso la strada del rifugio Scerscen dove abbiamo fatto una piccola sosta per raccogliere Taneda, così come da previsione iniziale. Anche qui poche piantine, per salvaguardare la flora montana locale. Infine siamo scesi verso Entova per poi tagliare verso un boscoso e bellissimo sentiero che in poco tempo ci ha riportati al parcheggio dell’auto nei pressi dell’alpe Braccia. La birra finale al rifugio Sasso Nero ha chiuso questo stupendo giro estivo!
Sulla sinistra, invece, si trova il passo di
Tremoggia (buchèta o pas di tremögi, m. 3014), la nostra meta finale. Il sentiero risale i prati inferiori dell'alpe e,
dopo un ultimo ripido tratto, guadagna il pianoro che prelude alla conca
dell'alpe. Superato un torrentello, raggiungiamo la conca dell'alpe Fora (alp de fura de dint), a 2053 metri, che si configura come
un grande e splendido terrazzo, impreziosito da un laghetto nel quale si
specchiano il Monte Disgrazia e l'intera testata della Val Sissone.
L'Alta Via
prosegue verso sud-est: attraversata l'alpe, superiamo con una salita severa,
una fascia di lisce rocce. Qui la traccia comincia a salire puntando, diritta,
verso nord. Ai pascoli si sostituisce un terreno di sfasciumi, fra i quali il
sentiero prosegue, salendo sempre diritto, ma con pendenza accentuata. La
traccia qui si fa meno evidente, ma è sempre visibile (è qui segnalata da
alcuni bolli rossi), ed attraversa in diagonale, risalendola in direzione
nord-ovest (sinistra), la fascia (scénc' del cavàl). Raggiungiamo
così il suo limite superiore, in corrispondenza di un torrentello: abbiamo
l’impressione che il passo sia lì, ma in realtà siamo approdati, a quota 2927,
ad un’ampia conca terminale, la cui parte inferiore ospita uno splendido
laghetto, dal quale esce il piccolo corso d’acqua (laghèt di tremögi).
La sera, non
contenti, birra e divertimento con i vecchi amici di Chiesa! Mitttica giornata!
mg